Se rimandi spesso l’orario in cui vai a dormire, forse sei vittima anche tu del “Revenge Bedtime Procrastination”.
Scopriamo insieme cos’è e come combatterlo.
La procrastinazione del sonno descrive la decisione di ritardare l’orario in cui andare a dormire, per dedicarsi ad attività del tempo libero non previste durante la routine quotidiana.
Solitamente le persone che rimandano il sonno sonocoloroche durante le ore diurne sono impegnate con il lavoro o altri obblighi familiari e per cui rivendicano il tempo notturno per dedicarlo a sé stessi e ai propri interessi.
Le attività più gettonate sono:
- Guardare ad oltranza la tv
- Navigare su internet e sui social media
- Giocare ai videogame
Il termine viene tradotto dall’inglese “Revenge Bedtime Procrastination” ed è apparso per la prima volta nel 2014 in uno studio realizzato nei Paesi Bassi. Nel 2016 è avvenuta l’aggiunta da parte del mondo di internet del termine “revenge” che significa, appunto, “vendetta”.
Sebbene la procrastinazione del sonno possa essere allettante al momento, alla lunga può portare a gravi privazioni di sonno. Ridurre le ore per dormire può avere effetti negativi significativi sulla salute mentale, fisica ed emotiva, con conseguenze a breve e lungo termine.
Comprendere che il “Revenge Bedtime Procrastination” è un vero e proprio disturbo del sonno, può aiutarti a capire quando ne rimani vittima e come evitarlo.
Cos’è la privazione del sonno quali sono i suoi rischi?
La privazione di sonno, in inglese sleep deprivation, è il termine con cui si indica una condizione di mancanza o assenza di sonno.
Dormire infatti è un bisogno umano fondamentale, come mangiare, bere e respirare.
La carenza di sonno può portare a problemi di salute fisica e mentale, lesioni e perdita di produttività. Aumenta inoltre il senso di ansia e stanchezza durante la giornata, con conseguenze sulla concentrazione e sulle prestazioni lavorative o di studio.
Cosa comporta la privazione del sonno a lungo termine?
- Aumenta i rischi di ipertensione, obesità, diabete, ictus, infarto
- Incentiva lo sviluppo di patologie mentali come stress, ansia, depressione e paranoia
- Induce a un invecchiamento precoce del sistema nervoso
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La pandemia e l’aumento di procrastinatori del sonno
La procrastinazione del sonno è peggiorata con l’arrivo del COVID 19 e l’esplosione dello smart working.
Lavorando da casa, molte persone faticano a stabilire dei confini netti tra vita lavorativa e personale, di conseguenza la necessità di ritagliarsi del tempo libero è ancora più pressante.
Robin Hornstein, psicologa e health coach certificata di Philadelphia afferma che “Queste nuove modalità di lavoro da casa annullano quei punti fermi che prima scandivano il ritmo della giornata” e che “Stiamo subendo un aumento del tempo che viviamo con stress creando abitudini che rispondono all’esigenza di sentirci sicuri e confortati. Questo può portare al fenomeno della procrastinazione.”
Quali sono i rimedi per combattere il Revenge Bedtime Procrastination?
La procrastinazione del sonno è un fenomeno sempre più frequente che, come abbiamo visto, può avere conseguenze molto serie sul benessere psicofisico della persona. Come combattere quindi questa cattiva abitudine? Ecco dei suggerimenti:
- Avere una routine giornaliera che permetta di dedicare tempo a sé stessi e ai propri hobby può essere utile a combattere il fenomeno.
- Ritagliare per sé anche solo 10 minuti al giorno, può migliorare la percezione del controllo che abbiamo sulla vita personale.
- Mantenere orari di sonno regolari: svegliarsi sempre alla stessa ora al mattino e andare a letto quando si ha effettivamente sonno (né prima, né dopo!).
- Limitare l’uso di smartphone, pc e tv alla sera, specialmente nell’ora precedente la messa a letto.
- Usare il letto solo ed esclusivamente per dormire.
- Dedicarsi ad attività più rilassanti e meno attivanti (sia fisicamente che mentalmente) creando una routine serale pre-sonno.
Che rapporto (o differenza) c’è tra procrastinazione del sonno e insonnia?
L’insonnia definisce l’incapacità di riuscire ad addormentarsi a un orario ragionevole, nonostante il corpo ne abbia bisogno e le cui cause sono dovute sia a disturbi di ansia e problemi emotivi, sia a fattori esterni come cattive abitudini.
Mentre i farmaci per il sonno possono essere più indicati per la cura dell’insonnia occasionale o situazionale, i trattamenti non-farmacologici sono la terapia di scelta per l’insonnia cronica.
La procrastinazione del sonno, invece, descrive la decisione volontaria di posticipare l’orario in cui addormentarsi, non riuscendo a lasciare andare le attività che si stanno svolgendo, a scapito di un riposo soddisfacente.
Uno studio eseguito sugli adolescenti e giovani adulti negli USA ha rilevato un legame tra la procrastinazione del sonno e l’insonnia.
La procrastinazione del sonno potrebbe essere un fattore scatenante di un peggiore qualità del sonno, perché le ore extra che si dedicano allo schermo possono ridurre i livelli di melatonina, i quali possono dilatare i tempi in cui si riesce ad addormentarsi.
Ritardare eccessivamente l’inizio del sonno comporta inoltre la privazione selettiva del sonno profondo, parte del sonno fondamentale per il recupero delle energie che si concentra prevalentemente nella prima metà del sonno.
Procrastinazione del sonno: le conclusioni
Abbiamo visto che anche se può essere allettante ritagliarsi del tempo per sé durante la notte, lontano da datori di lavoro e da vari obblighi familiari, alla lunga questa pratica può avere effetti dannosi sulla nostra salute psico fisica e, di conseguenza, sulla nostra routine quotidiana.
Un discorso a parte è da fare quando l’addormentamento risulta difficile a causa dell’ansia data da scadenze quotidiane o della paura di non riuscire a riposare adeguatamente.
In questi casi può trattarsi di altre tipologie di disturbi del sonno come l’insonnia iniziale o intermittente, che inibiscono la fase iniziale del sonno o inducono a un risveglio durante le ore notturne.
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