Circa 1 adulto su 4 soffre di insonnia e circa il 30% della popolazione dorme meno di 6 ore al giorno: ciò significa che i disturbi del sonno interessano gran parte delle persone in età lavorativa, con conseguenze negative sulla loro salute prima di tutto e poi anche per il benessere dell’azienda.
Per capire come riconoscere e affrontare i disturbi del sonno abbiamo intervistato il dott. Michele Boreggiani.
Chi è Michele Boreggiani
Il Dott. Michele Boreggiani è uno psicologo cognitivista specializzato nell’ambito dei disturbi del sonno. Dopo aver conseguito un Master di II livello in Medicina del Sonno ha continuato questo percorso, acquisendo competenze cliniche e strumentali per la diagnosi e per il monitoraggio dell’insonnia e dei disturbi del ritmo circadiano.
Attualmente opera presso il Centro clinico di psicologia, psicoterapia ed interventi socio-sanitari del Centro Clinico Quid di Bologna, e svolge attività di ricerca in collaborazione con il Laboratorio del Sonno del Dipartimento di psicologia dell’Università di Bologna.
Ci siamo rivolti a lui (oltre che per la sua grande esperienza in questo ambito) perché è uno dei nostri collaboratori per i servizi rivolti alla gestione del sonno. In modo particolare ci supporta nella formazione aziendale con seminari e corsi e nei servizi rivolti ai privati con le consulenze online. Inoltre, insieme alla Dott.ssa Cecilia Trevisani ha realizzato insieme a noi il corso online in Gestione del Sonno.
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La nostra intervista allo specialista
1. Come mai ti sei appassionato ai disturbi del sonno?
Negli anni dell’università ho frequentato un corso sul sonno e sui ritmi circadiani, l’argomento mi ha subito affascinato e ho iniziato a collaborare per alcuni progetti di ricerca. Successivamente ho seguito numerosi corsi di specializzazione e un Master sulla medicina del sonno.
2. Quali obiettivi ti permette di raggiungere l’esperienza come formatore in azienda e quali invece l’esperienza di libero professionista?
Sono ambiti abbastanza diversi dove l’obiettivo è lo stesso: promuovere e migliorare il benessere psicofisico delle persone che, come sappiamo, passa anche attraverso il buon riposo.
In azienda l’approccio è più improntato alla prevenzione e l’insegnamento di tecniche che possono aiutare a gestire eventuali problematiche del sonno.
Il contesto informale e di gruppo, invece, permette uno scambio e un confronto tra le persone, che è sicuramente stimolante per me come formatore. Qui ci si può concentrare sulle problematiche specifiche della persona e l’attenzione è maggiormente focalizzata su un rapporto continuativo, quindi i benefici possono essere più raggiungibili.
3. Quali ostacoli si incontrano nell’insegnamento?
Il sonno è qualcosa che accomuna tutti, non ci sono persone che non dormono o che non hanno bisogno di sonno. Per cui l’argomento è già noto e alcuni dei suggerimenti e delle indicazioni possono sembrare banali e scontate. La difficoltà è nel trasmettere informazioni all’apparenza semplici ma che nella pratica non sono così facili da applicare.
4. Quali nella pratica?
Il principale ostacolo è che non esistono i casi da manuale: ogni persona ha delle caratteristiche diverse e così anche i disturbi del sonno che può presentare. Certamente studiare volumi e manuali è indispensabile, ma l’esperienza clinica rappresenta un elemento fondamentale per gestire e trattare con successo i diversi casi.
5. Quali sono le curiosità o le problematiche più comuni che ti vengono esposte dai lavoratori durante i seminari?
Le problematiche più comuni che vengono esposte nei seminari sono insonnia e difficoltà di addormentamento. In genere, le persone chiedono rimedi per “spegnere il cervello”, perché lo stress e le preoccupazioni che affollano la mente sono considerate di intralcio al sonno. Per quanto riguarda le curiosità, solitamente i sogni rappresentano un argomento di particolare interesse.
6. Ci fai un esempio di uno o più casi di successo?
Mi viene in mente il caso di una signora che presentava un’insonnia importante che la condizionava molto sul lavoro. È arrivata da me che impiegava quasi un’ora ad addormentarsi e soprattutto durante la notte passava anche più di tre ore sveglia rigirandosi nel letto. Grazie al trattamento nel giro di quattro settimane ha iniziato ad impiegare non più di 15 minuti per addormentarsi e si svegliava solo alcune notti giusto per andare in bagno. È stata ovviamente molto soddisfatta, soprattutto perché sul lavoro riusciva a rendere molto di più, è migliorato l’umore e aveva anche le energie per dedicarsi a sé una volta uscita dall’ufficio.
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7. Quali sono i disturbi del sonno più comuni?
Hai l’impressione che alcuni di questi vengano trascurati?
I disturbi più frequenti sono l’insonnia e i disturbi respiratori (le apnee notturne). Sono certamente entrambi molto sottovalutati, molte persone credono che non ci sia nulla da fare e, di conseguenza, continuano a dormire male senza trovare una soluzione. Inoltre, sono pochi i professionisti che si occupano di questi disturbi e spesso non si sa bene a quale specialista rivolgersi o a quale centro poter fare affidamento.
8. Parliamo di insonnia: ci sono categorie di persone che ne soffrono di più?
Donne e anziani sono quelli più esposti all’insonnia. Gli anziani hanno un peggioramento fisiologico del sonno dovuto ad un invecchiamento del cervello e dei circuiti celebrali che regolano il ritmo sonno-veglia.
Le donne, rispetto agli uomini, soffrono maggiormente di insonnia a causa di differenze biologiche ed ormonali oltre che per caratteristiche psicologiche. Ad esempio molte donne, al contrario degli uomini, soffrono di ansia che è generalmente la causa principale dell’insonnia.
9. Qual è il percorso da affrontare in caso di insonnia?
Innanzitutto è importante una valutazione diagnostica attenta. Poi l’intervento di prima scelta raccomandato dalle linee guida internazionali per il trattamento dell’insonnia cronica. Si tratta di una terapia, non farmacologica, di breve durata (da 4 a 10 sedute) che agisce sui diversi aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali che stanno alla base dell’insonnia.
10. Quali sono i campanelli d’allarme che ci fanno capire che è il caso di rivolgersi a un esperto?
Se si inizia ad avere difficoltà persistenti (cioè più di 3 volte a settimana) ad addormentarsi o a rimanere addormentati, problemi di concentrazione, stanchezza e cambi di umore, è il caso di rivolgersi ad un esperto! In ogni caso avere buone abitudini e fare attenzione ai nostri comportamenti di sonno-veglia è importante per prevenire eventuali problemi.
11. Disturbi del sonno e mondo del lavoro: hai riscontrato spesso questa tipologia di disturbi nei lavoratori?
Certamente! Nella maggior parte dei casi, lo stress lavorativo può essere una causa della perdita di sonno. In particolare degli orari di lavoro non coerenti con i propri ritmi biologici possono scatenare o aggravare i disturbi del sonno.
12. Cosa succede se i disturbi del sonno si protraggono per lungo tempo?
Dipende dal disturbo del sonno specifico: in generale la deprivazione cronica di sonno espone a maggiori probabilità di sviluppare problematiche di tipo organico (problemi cardiocircolatori e del metabolismo), problematiche psicologiche e mentali. Queste problematiche possono portare a commettere errori e incidenti per cali di attenzione o colpi di sonno, quindi significa avere delle conseguenze negative su performance lavorative oltre che sul benessere generale della persona.
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