Cos’è la Mindfulness? Per fare chiarezza abbiamo intervistato la dottoressa Cecilia Trevisani, psicologa clinica e collaboratrice di ShapeMe per quanto riguarda i seminari in azienda.
Cecilia è specializzata in disturbi d’ansia e dell’umore, dipendenze comportamentali della personalità. Si occupa anche di stress da lavoro-correlato, empowerment personale e worklife balance. Inoltre, è direttrice del centro clinico di psicologia, psicoterapia ed interventi socio-sanitari dell’Associazione Tages Onlus di Bologna e collabora con l’Università di Bologna in progetti di ricerca, clinica e formazione.
1. Cos’è la Mindfulness e quali sono i suoi campi di applicazione?
La mindfulness ha potenzialmente infiniti campi di applicazione: dalla tecnica di intervento impiegata per trattare disturbi in psicoterapia, alla riduzione del dolore cronico presente in alcune patologie organiche, al miglioramento di prestazioni fisiche e cognitive e della qualità di vita.
Cos’è la mindfulness: si può definire come la capacità di direzionare in modo consapevole l’attenzione verso uno stimolo, rimanendo in assenza di giudizio, tale pratica aiuta principalmente ad aumentare la consapevolezza di sé.
2. Come hai scoperto la mindfulness?
Ho scoperto la mindfulness alcuni anni fa, mentre facevo formazione su una terapia specifica per il disturbo borderline di personalità che conteneva tale pratica. Ciò che mi colpì fu l’impatto che essa aveva su questo tipo di pazienti, i quali avevano delle difficoltà di regolazione emotiva, di pianificazione, di raggiungimento degli obiettivi a lungo termine e impulsività.
3. Come mai ti sei appassionata alla mindfulness?
Me ne sono appassionata grazie, appunto, agli enormi risultati sui pazienti, in termini di remissione sintomatica e miglioramento della qualità di vita ed applicandola io stessa.
4. Cosa ti ha insegnato?
– Ad avere un atteggiamento diverso rispetto a ciò che ci capita e a lasciare andare rapidamente i pensieri superflui e le “emozioni negative”.
– Conoscere ed accettare i miei limiti senza soffrirne e a valorizzare le mie risorse.
– Apprezzare maggiormente le cose positive che normalmente non notiamo se stiamo andando con il pilota automatico.
5. Quali ostacoli si incontrano nell’insegnamento?
L’ostacolo principale è lo scetticismo associato a pregiudizi sulla mindfulness che la vedono come una pratica spirituale e di conseguenza poco concreta. Io mi considero una persona molto pragmatica ed utilizzo la mindfulness di conseguenza senza snaturare il mio modo di essere. Ricordiamo che per applicare la mindfulness non è necessario eseguire lunghe pratiche di meditazione.
6. Quali nella pratica?
Come tutte le cose si impara con l’allenamento. All’inizio è molto facile che le persone si scoraggino e dicano “non mi riesce” perché hanno grande aspettativa di vedere subito i risultati. Inoltre, delle volte gli esercizi possono innescare emozioni negative e questo fa parte del processo, ma spesso le persone associano erroneamente la mindfulness ad esercizi di rilassamento per cui pensano che non funzioni o addirittura faccia loro male.
7. Ci racconti uno o più casi di successo?
Ho avuto molti casi di manager con diverse problematiche, quali: stress da lavoro correlato, incapacità di continuare a mantenere ritmi autoimposti, scoppi di rabbia o depressione. Tutti però condividevano degli alti livelli di perfezionismo, aspettative su di sé eccessive associate ad elevata autocritica e bassa tolleranza dell’errore. É qui che entra in gioco la mindfulness, la quale permette di riconoscere una maggiore consapevolezza di se, al contrario riconoscere i propri limiti e darsi degli obiettivi realistici.
8. Come si fa a capire di avere bisogno della mindfulness?
Vivendo in una società che richiede di sostenere carichi eccessivi, la mindfulness servirebbe a tutti!
9. Come si pratica?
La mindfulness è innanzitutto un atteggiamento e un modo di pensare, quindi, facendola propria, si può praticare sempre in ogni situazione. Per quanto riguarda invece gli esercizi possono essere svolti anche solo per pochi secondi, in alcuni momenti della giornata a discrezione della persona. La posizione classica degli esercizi è quella da seduti con la schiena appoggiata allo schienale e le mani sulle gambe, quindi possono essere svolti in qualsiasi tipo di situazione.
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10. Mindfulness e lavoro: quali obiettivi si possono raggiungere?
– Imparare a mantenere l’attenzione sui propri compiti.
– Prendere decisioni efficaci e raggiungibili.
– Darsi obiettivi realistici e raggiungibili.
– Gestire le relazioni coi colleghi ed i conflitti efficacemente regolando i propri stati interni.
– Diminuire il tempo perso per svolgere compiti secondari e poco utili.
– Capire quando ci si sta forzando oltre le proprie possibilità e quindi prevenire il burnout.
– Bilanciare lavoro e vita privata.
– Migliorare la qualità di vita generale.
11. Quali obiettivi ti permette di raggiungere l’esperienza come formatore in azienda e quali invece l’esperienza di libero professionista?
Hai riscontrato problematiche particolari?
Sono due lavori completamente diversi. L’obiettivo che posso perseguire come formatore è quello di dare spunti che le persone riusciranno ad applicare in maniera variabile, ma difficilmente la persona sarà in grado di applicare tutto ciò che insegno. Per questo serve un approccio più personalizzato, infatti, come libero professionista, la persona riesce a far maggiormente proprie le tecniche di mindufulness poiché si tratta anche di un percorso più lungo.
12. Come riconoscere lo stress da lavoro correlato?
Il primo segnale è quando si comincia a sentire le pile sempre più scariche e si percepisce una maggior difficoltà nel recuperare le energie fisiche e mentali anche dopo momenti di stacco. Si comincia anche a esperire frequentemente emozioni come ansia, tristezza ed irritabilità, può esservi mancanza di motivazione e perdita di senso rispetto agli obiettivi, possono sopraggiungere difficoltà a dormire bene e sintomi somatici come cefalee e problemi gastrointestinali.
13. Come si raggiunge un equilibrio tra vita privata e vita professionale?
Per raggiungere un equilibrio tra vita privata e vita professionale è utile ragionare in maniera consapevole sui nostri obiettivi di vita a breve e a lungo termine e sulle interazioni tra questi. Gli obiettivi vanno tenuti continuamente monitorati in quanto possono cambiare nel tempo ed è facile perderli di vista.
14. Quali sono le problematiche più comuni che hai riscontrato nei lavoratori?
– Bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa.
– Gestione dello stress da lavoro correlato.
– Problemi di sonno e gestione delle energie
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